lunedì 26 novembre 2012

Guglielmo Gramaccioni



Io come sono solo sulla terra
coi miei errori, i miei figli, l’infinito
caos dei nomi ormai vacui e la guerra
penetrata nell’ossa!... Tu che hai udito
un tempo il mio tranquillo passo nella
sera degli Archi a Livorno, a che invito
cedi – perché tu o padre mio la terra
abbandoni appoggiando allo sfinito
mio cuore l’occhio bianco?... Ah padre, padre
quale sabbia coperse quelle strade
su cui insieme fidammo!Ove la mano
tua s’allentò, per l’eterno ora cade
come un sasso tuo figlio – ora è un umano
piombo che il petto non sostiene più.

Giorgio Caproni     

giovedì 15 novembre 2012

Lettera a mia madre


Malopasso, Montagne della Duchessa – Novembre 2012

Cara Mamma,
Pamina e io siamo ancora latitanti: ci cercano i fascisti, per via del fallito progetto di far saltare in aria il Palazzo della Civiltà del Lavoro, ci cercano anche i Briganti,
per ragioni che ritengo opportuno non esplicitare in questa lettera.

Qui sulle montagne imperversa l’autunno; le albe sono azzurre rosa e arancioni, le foglie hanno il colore della senape, mentre il verde della corteccia degli alberi ricorda le biciclette Bianchi che sognavo di possedere da bambino.

Ieri sera siamo scesi a Cartore, invitati a cena da Renato, un amico milanese (della Comasina più precisamente) che purtroppo si fermerà solo tre mesi. Pamina cammina leggera sui sentieri invasi dalle foglie, io faccio un chiasso nanesco.

Mandami al più presto dei vestiti pesanti, tortellini in abbondanza e fammi sapere com’è finito il derby di domenica scorsa.

Ti voglio bene, tuo figlio